La Movimentazione Manuale dei Carichi (MMC) e le patologie correlate al rachide
La Movimentazione Manuale dei Carichi (MMC), ovvero lo svolgimento di attività lavorativa che prevede fasi di movimentazione, trasporto o sostegno di un peso, coinvolge, in Italia, una percentuale significativa dei lavoratori: secondo i dati del quarto European Working Conditions Survey (2005), nel nostro Paese il 28% dei lavoratori (il 35% della forza lavoro maschile e il 19% di quella femminile) è adibito, per almeno un quarto del suo orario di lavoro, ad attività di MMC.
Un compito all’apparenza banale come lo spostamento di un peso, se il gesto viene ripetuto nel tempo, può portare allo sviluppo di malattie: le statistiche INAIL del rapporto annuale del 2017 mettono in risalto che circa il 65% delle denunce pervenute all’Istituto in quell’anno riguardava malattie muscolo-scheletriche causate da sovraccarico biomeccanico.
Le patologie più frequenti interessano specialmente il rachide in relazione ad attività di MMC; di qui la necessità di conoscere i pericoli derivanti dallo spostamento dei pesi, e di mettere in atto strategie adeguate a prevenirli.
1. Patologie da sovraccarico e MMC
Prima di parlare delle patologie al rachide correlate alla MMC, sembra giusto specificare cosa si intende con il termine ‘rachide’: la parola è di origine greca (da rhàkhis), ed è un termine tecnico della medicina che indica non solo la colonna vertebrale, ma l’insieme dei muscoli e delle ossa che, lungo tutta la schiena, svolgono in primo luogo la funzione di sostenere il peso verticale del corpo.
Dal momento che passiamo la maggior parte della giornata in piedi oppure seduti, ne consegue che il rachide è sottoposto a una continua e prolungata sollecitazione. Questo sforzo può essere ulteriormente aumentato durante l’attività sportiva, il gioco, oppure l’attività lavorativa: in quest’ultimo caso, è spesso la MMC a causare un particolare stress del rachide. Sollevare, deporre, spingere, tirare, trascinare o spostare un carico, infatti, può aumentare il rischio di contrarre patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari.
In questo senso, le patologie dorso-lombari sviluppate in seguito alla MMC rientrano nella casistica più generale delle sindromi da sforzi ripetuti.
2. Il quadro normativo della MMC in Italia
Lo spostamento di pesi (MMC), dunque, è una fonte di rischio per la salute del lavoratore, in particolare per l’integrità del rachide. Per questo motivo, in Italia, il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D.lgs. 9 aprile 2008, n.81, con successive revisioni) prevede un’intera sezione relativa alla movimentazione manuale dei carichi (Titolo VI), stabilendone il campo di applicazione (articolo 167), gli obblighi del datore di lavoro (articolo 168) e le norme per l’informazione, la formazione e l’addestramento (articolo 169).
Alla MMC e alla corretta movimentazione manuale dei carichi è inoltre dedicato l’allegato XXXIII, che definisce le circostanze atte ad aumentare il rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico. L’allegato si sofferma in particolare su:
- Le caratteristiche del carico;
- Il genere di sforzo fisico richiesto;
- Le caratteristiche dell’ambiente di lavoro;
- Le esigenze connesse all’attività, come la frequenza e/o il prolungamento dello sforzo, il numero e la durata delle pause, le distanze di movimentazione e il ritmo di lavoro;
- I fattori individuali di rischio, legati in particolare al fisico, al sesso e all’età del lavoratore, all’uso di indumenti e calzature adeguate, nonché all’insufficiente e/o inadeguata formazione o addestramento alla MMC.
Le norme tecniche relative alla MMC sono definite dalle norme della serie UNI ISO 11228. Più nello specifico, 11228-1 si occupa delle attività di sollevamento e trasporto di carichi; 11228-2 riguarda invece le attività di traino e di spinta; mentre 11228-3 approfondisce i cosiddetti ‘gesti ripetitivi’, cioè le movimentazioni di bassi carichi ad alta frequenza.
3. Le patologie rachido-lombari da MMC più frequenti: sintomi e cause
Se la MMC non viene eseguita nel rispetto delle norme sovraindicate, aumenta il rischio di incorrere in patologie del settore rachido-lombare. Spesso, l’insorgenza di queste malattie è graduale, e varia da un minimo di poche settimane fino ad alcuni anni; i sintomi tipici, che includono dolore, affaticamento e/o torpore nella zona rachido-lombare, si manifestano anch’essi con gradualità.
Ciò rende questo genere di patologie particolarmente insidioso, perché il lavoratore tende a trascurarne o sottovalutarne i segnali fino a quando non si trovano in uno stadio avanzato, e spesso cronico e/o irreversibile. Per questo motivo, nella prevenzione delle patologie rachido-lombari da MMC, l’informazione, la formazione e la sensibilizzazione dei lavoratori svolge un ruolo fondamentale.
Le cause alla base di una rachialgia, cioè di un dolore al rachide, possono essere molteplici: la struttura danneggiata e/o sorgente del dolore potrebbe essere un disco intervertebrale, un nervo, un muscolo o un fascio muscolare, etc.
Senza alcuna pretesa di esaustività, si indicano qui alcuni tipi di patologie che, con diversi gradi di probabilità, si potrebbero sviluppare in seguito all’errata e prolungata MMC:
- Distrazioni muscolari e strappi nella regione lombare: sono eventi acuti dovuti a sforzi eccessivi durante la movimentazione dei carichi;
- Contratture muscolari croniche, che possono essere favorite dalla MMC;
- Discopatie: con questo termine molto generico si indica una serie di alterazioni del disco intervertebrale come ernie, prolassi, calcificazioni, fenomeni di bulging e assottigliamento discale, etc.;
- Artrosi del rachide, ovvero malattie di natura degenerativa legate alle articolazioni, in questo caso del rachide;
- Spondilolistesi, spondilolisi e altre patologie della vertebra.
La corretta identificazione della malattia al rachide dovuta a MMC può essere effettuata esclusivamente dal medico del lavoro, che individua la struttura da cui origina il dolore attraverso test di digitopressione e mobilizzazione.
In fase di esame obiettivo, è molto importante identificare l’esatto tipo di movimento a cui è stato sottoposto il lavoratore. Alcuni esami diagnostici, come ad esempio una radiografia della colonna, una mielografia o una RMN, potrebbero confermare o al contrario escludere alcune di queste patologie.
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(In copertina, rielaborazione di un’immagine da Freepik)