Chi ha tempo, non aspetti tempo. Soprattutto quando si parla di incidenti

Occhio alle cifre: a quello che dicono… e a cosa nascondono

Quando si parla di incidenti stradali, le statistiche annuali dell’ISTAT sono sicuramente il dato più attendibile: l’unico (o quantomeno uno dei primi) a cui è lecito dare credito. In questo senso, i dati sembrano buoni: secondo le stime, dal 2007 il numero degli incidenti stradali con feriti è andato riducendosi mediamente quasi del 3% ogni anno. E questo è un ottimo risultato, in termini di riduzione di infortuni e decessi.

C’è’ tuttavia un aspetto importante da sottolineare, che deve necessariamente interessare chi si occupa di sicurezza stradale.

L’effettiva riduzione degli incidenti, non deve essere considerata in sé, come un fattore isolato: va infatti necessariamente paragonata con il consumo medio di combustibili da autotrazione registrato nello stesso periodo. Grazie a questo confronto osserviamo macroscopicamente che la quasi totalità della riduzione degli incidenti è di fatto spiegata dal minor utilizzo dei veicoli stradali. Detta in parole povere, usiamo meno la macchina.

Minore utilizzo dei veicoli, minore quantità di incidenti: la correlazione è diretta e non fa una grinza.

Ciò significa che le azioni di prevenzione messe in atto contro il fenomeno degli incidenti stradali, hanno avuto un impatto minimale sulla riduzione degli incidenti stessi negli ultimi 10 anni. Quindi, bando ai facili ottimismi: che sulle strade ci siano meno morti, è un’ottima cosa ma questo non implica un vero e proprio cambiamento in termini di sicurezza stradale. Il che, ovviamente, non significa passare alla visione opposta e crogiolarsi nell’adagio pessimista secondo cui “alla fine non cambia nulla“. Il senso dell’analisi deve essere un altro. Prendere atto della realtà dei fatti, significa cioè che il problema deve essere affrontato in maniera molto diversa perché si possano ottenere risultati reali. E tangibili.

 

Change the mind! L’alternativa intelligente

La realtà è tutta questione di angolature. Il miglior punto di vista sulla prevenzione, implica quindi un cambiamento di prospettiva: il fatto, cioè, di affidarsi a degli esperti. Utilizzando tecniche e strumenti presi in prestito da realtà nelle quali la sicurezza è ormai sotto controllo da decine di anni.

Per esempio chi opera in contesti di cantiere o di produzione, così come chi lavora nel mondo aeronautico, conosce bene l’incredibile risultato che si può ottenere in termini di sicurezza quando, nell’ottica di ridurre il rischio, vengono presi in considerazione gli incidenti mancati… senza aspettare, cioè, che succeda il patatrac.

Perché aspettare che avvenga un incidente o che qualcuno si faccia male per mettere in atto delle azioni correttive?

Parliamo dei cosiddetti Near Miss, ovvero di tutte quelle situazioni di incidente “sfiorato” che al loro interno contengono una ricca quantità di informazioni utili al miglioramento e alla riduzione efficace del rischio.

In un contesto industriale possiamo dire che, analizzando sistematicamente le informazioni contenute nei Near Miss e mettendo in atto le relative azioni correttive, l’abbattimento del rischio di un incidente con danni può essere anche del 95%.

In ambito stradale questo approccio non è purtroppo preso in considerazione da nessun organo istituzionale o privato, né tantomeno dalla didattica prevista per il conseguimento della patente di guida. L’educazione stradale si concentra infatti per la stragrande maggioranza dei casi sul ribadire le norme stabilite dal codice… mentre a livello di tecniche di “previsione di incidente” non viene insegnato nulla.

D’altra parte, guardando altrove, balza all’occhio che i risultati dell’applicazione di una tecnica innovativa – già perfettamente funzionante in altri contesti – porterebbero subito a miglioramenti clamorosi. Miglioramenti che in fondo, sarebbero perfettamente alla portata di tutti.

 

Un esempio che parla chiaro

Nel 1998 una società americana operante nell’ambito della sicurezza stradale ha allestito un esperimento i cui risultati hanno sbaragliato le aspettative. Un gruppo di studenti è stato messo sotto osservazione alla guida per 18 settimane, attraverso telecamere montate in auto che permettevano di rilevare e registrare tutte le situazioni di “avvicinamento all’incidente” dovute ad accelerazioni o decelerazioni fuori norma.

In sostanza, qualsiasi brusca frenata o scarto laterale (sintomatici di un’azione di evitamento di incidente) è stata oggetto di segnalazione ai genitori dei ragazzi… con relativa discussione al seguito. Questo ha fatto sì che i ragazzi stessi, per evitare di doversi giustificare con i propri genitori, abbiano iniziato a focalizzarsi sui segnali che li avrebbero portati a quelle brusche frenate o accelerazioni laterali (per esempio un pedone indeciso se attraversare o no oppure un’altra auto che non abbia intenzione di fermarsi allo stop).

I ragazzi hanno iniziato a trarre spunto dagli incidenti sfiorati, per modificare i propri comportamenti e il risultato è stato sbalorditivo. In 18 settimane i comportamenti a rischio si sono ridotti del 76%.

 

Come si cambia punto di vista?

I dati ISTAT sugli incidenti stradali e le diverse sperimentazioni realizzate da aziende private e Università confermano che c’è un solo modo per innescare una reale riduzione dell’incidentalità sulla strada. La chiave, è utilizzare un approccio innovativo rispetto al tema della sicurezza: andando al di là del semplice rispetto del Codice della Strada o della consapevolezza dei danni potenziali, e concentrandosi invece su tecniche e strumenti di previsione degli avvenimenti sulla strada.

Oggi, all’interno della formazione BrainOnRoad per la sicurezza stradale, l’uso dei Near Miss per la riduzione del rischio di incidente è un processo strutturato utilizzabile con semplicità da qualsiasi guidatore.

È addirittura disponibile una didattica specifica, realizzata utilizzando formazione in e-learning abbinata alla sperimentazione autonoma su strada e al supporto remoto di un Trainer, perfettamente efficace per ottenere una riduzione del rischio fino al 95%.

Parliamo di una piaga sociale che causa quasi 10 morti e circa 700 persone lesionate ogni giorno, con un impatto sociale superiore a qualsiasi epidemia o atto violento. Un fenomeno troppo trascurato rispetto alle conseguenze che comporta. E per le aziende parliamo di oltre il 50% dei decessi sul lavoro provenienti da incidenti stradali. Un dato di fatto davanti al quale non possiamo restare indifferenti… soprattutto se la soluzione è alla portata di chiunque voglia affrontare il problema.

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