Carbon footprint: come si calcola e perché è importante per la tua impresa
Cresce ogni giorno il numero di aziende che acquisisce consapevolezza degli effetti che le attività lavorative producono sull’ambiente circostante, e che sceglie di appoggiare la sostenibilità.
Per promuovere concretamente lo sviluppo responsabile, esistono alcuni criteri oggettivi a cui un’impresa si può affidare. Tra questi, uno dei più riconosciuti è la carbon footprint, che in italiano significa ‘impronta di carbonio’.
In questo articolo parleremo del funzionamento e dei parametri rilevanti per il calcolo della carbon footprint, con particolare riferimento all’analisi del ciclo di vita. Da ultimo, si prenderanno in considerazione i vantaggi per le aziende che decidono di effettuare la carbon footprint.
1. Che cos’è la carbon footprint
Per parlare di carbon footprint bisogna partire dai cosiddetti gas serra. Per ‘gas serra’ si intendono quei gas disciolti nell’atmosfera che, impedendo la riflessione dei raggi solari sulla superficie terrestre, contribuiscono all’innalzamento della temperatura globale (il famoso effetto serra).
Esistono molti gas serra, che hanno effetti diversi più o meno dannosi, come il monossido di diazoto (N2O), il metano (CH₄), i gas fluorurati. Senza dubbio, però, è l’anidride carbonica (CO2) il gas serra più preoccupante, dal momento che la sua concentrazione nell’atmosfera costituisce il principale fattore (per oltre il 50%) del riscaldamento globale.
Nel mondo, uno dei principali prodotti di scarto delle attività antropiche è appunto la CO2: per questo, il controllo delle emissioni di questo gas è diventato uno dei parametri di riferimento per il calcolo dell’impatto ambientale.
Ecco, dunque, che entra in gioco il concetto di carbon footprint, che rappresenta la quantità di gas serra emessa, direttamente o indirettamente, da un’impresa o un’attività in un dato periodo di tempo.
Questo parametro utilizza un sistema standard per esprimere l’impatto ambientale di ogni attività generatrice di gas serra: ogni gas prodotto viene equiparato, secondo la sua capacità di riscaldamento, alle parti per milione (ppm) di CO2 equivalente (CO2e), che è l’unità di misura della carbon footprint.
2. I fattori che influenzano la carbon footprint
La misurazione della quantità di gas serra emessa da un’azienda non è un compito semplice: come si è visto dalla definizione, non bisogna calcolare soltanto la CO2 equivalente emessa in maniera diretta dall’azienda, ma anche quella che viene emessa in maniera indiretta.
Per maniera indiretta si intendono tutte quelle attività lavorative che generano, in qualche modo, un impatto ambientale, come per esempio l’utilizzo di energia fossile (ovvero non rinnovabile) per l’estrazione di materie prime o il trasporto su ruota.
Capita spesso che il numero di variabili coinvolte sia quasi incontrollabile. A mero titolo di esempio, possono essere coinvolti nel calcolo della carbon footprint:
1- Il consumo energetico (variabile a seconda del tipo di energia utilizzata) per l’elettricità e il riscaldamento;
2- Il trasporto su gomma, rotaia, nave ed aereo;
3- Il processo di consumo dell’acqua e dello smaltimento di rifiuti;
4- L’allevamento di bestiame, che contribuisce in particolare alla produzione di metano;
5- La produzione e/o l’utilizzo di packaging.
Per tenere sotto controllo i numerosi parametri che possono contribuire alla carbon footprint, si può utilizzare l’analisi del ciclo di vita (in inglese Life Cycle Assessment) dei prodotti/servizi che si producono.
3. La carbon footprint e il ciclo di vita
Il ciclo di vita di un prodotto o di un servizio racchiude in sé tutte le attività che concorrono alla produzione dello stesso. Rientrano nel ciclo di vita di un prodotto:
1- L’estrazione delle materie prime e la loro lavorazione;
2- La fase di produzione del prodotto;
3- L’utilizzo di imballaggi ed il trasporto lungo la catena di distribuzione;
4- L’utilizzo del prodotto e, da ultimo, il suo fine vita (smaltimento e riciclaggio).
Durante ogni fase della catena di approvvigionamento si verificano attività che generano gas serra. La somma della quantità di gas emessa lungo l’intero processo fornisce, da ultimo, la carbon footprint di un singolo prodotto o servizio.
Per ottenere il risultato della carbon footprint di un’azienda, bisogna calcolare l’impatto di ogni prodotto o servizio offerto, e quindi moltiplicare questo numero per la quantità di prodotto realizzata in una data unità di tempo.
In questo modo, si può ottenere una stima provvisoria della produzione di CO2 equivalente emessa da un’azienda. A seconda del periodo di tempo considerato, poi, entrano in gioco altri fattori come la continuatività della produzione nel tempo, la variazione di fattori interni alla catena di approvvigionamento, e così via.
Proprio tenendo conto delle difficoltà relative al calcolo della carbon footprint, è stata elaborata la norma ISO 14067:2018, che si occupa nello specifico dei gas ad effetto serra e delle linee guida da seguire per una corretta quantificazione della carbon footprint dei prodotti.
4. Calcolo della carbon footprint: i vantaggi
Procedere al calcolo della carbon footprint, per un’impresa, può essere vantaggioso sotto molti punti di vista: anzitutto, per manifestare il proprio impegno attivo verso la sostenibilità ambientale. Ciò permette di valorizzare il proprio marchio e di accrescere la propria reputazione in questo ambito.
Un’azienda che si impegna attivamente per ridurre la sua carbon footprint, inoltre, immette sul mercato prodotti sostenibili, che possono essere certificati da riconoscimenti ambientali, come ad esempio l’Ecolabel europeo.
Ma non solo: per accedere ad alcuni sostanziosi finanziamenti, come quelli previsti dal PNRR, è necessario dimostrare che la propria impresa è attenta all’ambiente, cui non arreca danni significativi di alcun tipo (principio DNHS).
I vantaggi, inoltre, sono di natura economica. La carbon footprint, infatti, è in grado di identificare i costi maggiori, sia ambientali sia economici, lungo la catena di fornitura, consentendo di mettere in atto strategie di riduzione delle immissioni (adozione di energie rinnovabili, efficientamento energetico, riduzione dei rifiuti da smaltire, promozione di pratiche di trasporto sostenibile etc.) che possono tradursi anche in un risparmio economico.
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(In copertina, rielaborazione di un’immagine da Freepik)