La tua azienda è davvero sostenibile? Prontuario del bilancio di sostenibilità

È da pochi anni che gli attori statali hanno preso consapevolezza del fatto che le aziende generano un impatto non solo sull’economia di uno Stato, ma anche e soprattutto sull’ambiente circostante, che comprende sia la natura, sia i lavoratori e la società nel suo complesso. Questa nuova consapevolezza prende il nome di sviluppo sostenibile.

Per monitorare l’impatto positivo o negativo delle grandi aziende, l’Unione Europea ha creato il Bilancio (oppure Report) di Sostenibilità. In questo articolo esamineremo le caratteristiche generali di questo bilancio, vedremo in quali obiettivi si articola e quali sono le aziende per cui è obbligatorio.

 

1. Bilancio di sostenibilità: che cos’è? a cosa serve?

Il Bilancio di sostenibilità può già vantare una storia piuttosto lunga. Nasce infatti nel 2001, quando l’Unione Europea lo ha introdotto nel Libro Verde della Commissione. Questo documento serviva a promuovere, in tutta l’Unione, la responsabilità sociale delle imprese, e a misurarne l’impatto effettivo sulla società.

Ma in che modo? Il Bilancio di sostenibilità si presenta come una comunicazione di carattere non finanziario, che ha lo scopo di comunicare agli investitori (e, più in generale, agli attori esterni all’azienda) i risultati raggiunti dalla stessa nel campo dello sviluppo sostenibile. Alcuni soggetti sono obbligati per legge a presentare questo tipo di bilancio (vd. punto 4), ma per la maggior parte delle imprese questa dichiarazione ha carattere facoltativo.

 

2. Differenze col bilancio di esercizio e col bilancio sociale

Prima di procedere, però, giova ricordare che non bisogna confondere il bilancio di sostenibilità con il bilancio di esercizio, che è invece obbligatorio ai sensi di legge per ogni azienda, e ha carattere eminentemente finanziario.

Attenzione anche a non confondersi con il bilancio sociale, con il quale il bilancio di sostenibilità presenta alcuni punti in comune. Tuttavia, mentre il bilancio sociale si limita ad unire dimensione economica e dimensione sociale, il bilancio di sostenibilità entra più nel dettaglio e si focalizza sulle tre dimensioni-chiave (economica, sociale e ambientale) della sostenibilità.

Bilancio di sostenibilità

La sostenibilità è la chiave per uno sviluppo tecnologico e industriale che tenga conto non solo del profitto, ma anche delle persone, delle risorse e dell’ambiente (foto: Freepik).

 

3. Argomenti del report di sostenibilità

La struttura e i contenuti del report di sostenibilità sono stati stabiliti dalla direttiva UE n. 95  del 2014 (2014/95/UE) sulla rendicontazione non finanziaria. Una dichiarazione di sostenibilità dovrebbe dunque comprendere:

  1. Informazioni ambientali sull’azienda (impatto energetico e ambientale, utilizzo delle risorse energetiche, inquinamento etc.);  
  2. Informazioni sociali attinenti al personale dell’azienda (età, genere, percorso lavorativo e professionale etc.) e al trattamento dei dipendenti (stipendi, contratti, possibilità di dialogo sociale, diritti sindacali, salute, sicurezza sul lavoro etc.);
  3. Informazioni relative al rispetto dei diritti umani
  4. Informazioni sulle risorse introdotte contro la corruzione attiva e la corruzione passiva.

 

3. La compilazione del report di sostenibilità

Nella dichiarazione di sostenibilità, come si è visto, sono presenti parametri molto vari, che potrebbero ricevere valutazioni nazionali differenti a seconda dei diversi standard di ogni Paese. A tutt’oggi, non esiste un’unica pratica condivisa per la pubblicazione del report di sostenibilità: le aziende si basano talvolta su standard unionali, come il Sistema di ecogestione e audit (EMAS); su standard internazionali, come il Patto mondiale (Global Compact) oppure i Principi guida su imprese e diritti umani (Guiding Principles on Business and Human Rights) delle Nazioni Unite.

In questo ambito, gode di ampia fama internazionale l’organizzazione Global Reporting Iniziative (GRI), che ha messo a punto una serie di standard universali e riconosciuti di misurazione del report di sostenibilità: in questo modo, diventa possibile paragonare tra loro i risultati di aziende provenienti da tutto il mondo.

Bilancio di sostenibilità

Il GRI si occupa di regidere linee guida universali per la compilazione di bilanci di sostenibilità comparabili a livello nazionale e internazionale (foto: Freepik).

Sul sito del GRI è possibile scaricare sia i tre standard universali (GRI 101, 102, 103) relativi alla struttura e al funzionamento del bilancio, sia degli standard specifici raggruppati per area tematica: gli standard GRI 200-299 sono dedicati all’economia; la serie successiva (GRI 300-399) si occupa di ambiente; i parametri GRI 400-499, infine, trattano l’aspetto sociale.

 

4. Bilancio di sostenibilità: per chi è obbligatorio?

A dispetto degli oltre vent’anni di vita, il Bilancio di sostenibilità è diventato obbligatorio, e solo per alcuni tipi di aziende, in tempi molto recenti. I criteri che determinano quali aziende sono obbligate a presentare il bilancio erano infatti contenuti nella direttiva UE n. 95 del 2014 sulla rendicontazione non finanziaria (2014/95/UE), che però è diventata operativa soltanto a partire dal 2017.

Nel corso degli anni, e in particolare dopo la direttiva n. 2464 del 5 gennaio 2023 (2023/2464/UE), c’è stata un’espansione dei criteri che individuano i soggetti obbligati alla redazione del bilancio di sostenibilità.

Le espansioni dei criteri previste sono molteplici, ma saranno introdotte gradualmente, a partire dal 2024 fino al 2028, secondo il seguente prospetto:

  • 2024: grandi aziende di interesse pubblico (rientrano in questa definizione le aziende con più di 500 dipendenti, incluse le società quotate in Borsa, le banche, le compagnie di assicurazione e altre aziende individuate dai singoli Stati membri);
  • 2025: Espansione dell’obbligo a tutte le altre grandi imprese. Sono tali le imprese che, alla chiusura dell’esercizio, superano almeno due fra questi tre criteri: a) attivo in bilancio di € 20 milioni; b) ricavi netti di € 40 milioni; c) media annua di 250 dipendenti;
  • 2026: saranno obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità anche tutte le PMI che siano quotate in Borsa (restano escluse dall’obbligo le microimprese);
  • 2028: L’obbligo si estenderà a ogni società non UE che realizzi dentro l’UE un fatturato annuo superiore a € 150 milioni nella UE, e che dentro i confini dell’Unione abbia un’impresa figlia o una succursale che si qualifica come grande impresa o PMI quotata, oppure che presenta un fatturato netto annuale superiore a € 40 milioni.

 

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Come abbiamo detto, il bilancio di sostenibilità è facoltativo per la maggior parte delle PMI. Ma allora, perché sono tante le aziende che lo redigono anche in assenza di obblighi? Perché il bilancio di sostenibilità accresce la reputazione di un’azienda: il monitoraggio costante dei parametri non solo economici, ma anche ambientali e sociali porta maggiore credibilità.

Il bilancio di sostenibilità garantisce la massima trasparenza verso gli investitori, ma non si rivolge soltanto agli attori economici: serve anche ad accrescere la fedeltà e l’attaccamento dei lavoratori all’azienda, a creare un rapporto di fiducia con fornitori e clienti, e più in generale ad instaurare legami positivi con tutti gli stakeholder.

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(In copertina, rielaborazione di un’immagine da Unsplash)

 

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